BRUXELLES 1 ottobre 2012. – Le probabilita’ e le conseguenze di gravi incidenti offshore ”restano alte” nell’Unione europea, sulla base delle relazioni nazionali e dell’analisi del rischio condotta dalla Commissione Ue nel 2011. E’ quanto spiega la relazione di Ivo Belet, eurodeputato belga (Ppe) responsabile all’Europarlamento del provvedimento sulle nuove norme in materia di sicurezza degli impianti petroliferi e di gas offshore, in fase di discussione in questi giorni. Bruxelles corre infatti ai ripari dopo il disastro ecologico del Golfo del Messico, che ha fatto scattare il campanello d’allarme in Europa. L’obiettivo delle nuove regole e’ assicurare che solo le imprese che avranno i mezzi tecnici adeguati, i piani di emergenza e le risorse per pagare i danni ambientali, nei mari fino ad un limite di 370 km dalla costa, potranno lavorare nelle acque dell’Unione europea. Le misure avranno un forte impatto sull’Italia, al terzo posto nell’Ue per numero di impianti offshore (123) dopo Gran Bretagna (486) e Olanda (181). Complessivamente, nello Spazio economico europeo (paesi Ue piu’ Norvegia, Islanda e Liechtenstein), sono operativi quasi mille impianti offshore, in acque profonde fino a 1.300 metri solo in Norvegia.
Questo tipo di attivita’ e’ gia’ presente nei Paesi vicini all’Ue, nell’area meridionale del Mediterraneo, e punta ad arrivare fino all’Artico, un’area estremamente sensibile dal punto di vista ecologico. ”La produzione offshore – prosegue la relazione sul provvedimento – e’ in crescita anche nel Mediterraneo, nel Mar Nero e persino nel Mar Baltico, regioni marine dove alcuni Paesi hanno minore esperienza in materia di legislazione delle operazioni in mare aperto. Eppure, anche nelle regioni avanzate, soprattutto del Mare del Nord, l’azione nazionale non e’ riuscita a raggiungere standard comuni e a garantire la comparabilita’ dei dati”. Secondo le analisi del settore della Commissione europea, le perdite economiche e i danni dovuti a incidenti offshore nel settore degli idrocarburi nell’Unione europea sono ”mediamente quantificabili fra i 205 e 915 milioni di euro” l’anno.
Fonte: www.ansa.it