Rimini, 7 nov. 2012 – (Adnkronos) – “Negli Stati Uniti si crearono, nel pieno della crisi del 1929 , ben 300.000 posti di lavoro puntando sulla green economy e sulla sicurezza del territorio. Le georisorse rappresentano per il nostro Paese una grande opportunità di lavoro ma necessita un cambio culturale e soprattutto un piano nazionale di rilancio del territorio e dell’ambiente. I geologi italiani sono pronti a dare il loro contributo e ad illustrare proposte concrete” .Lo dichiara Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, nel giorno in cui a Rimini si aprono gli Stati Generali della Green Economy. Secondo Graziano, in Italia si è registrato un aumento esponenziale di richieste (oltre 100 negli ultimi due anni) per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche per la produzione di energia elettrica, stimata in alcune centinaia di Mw di nuova potenza, da parte di imprese italiane e straniere. “Il potenziale produttivo legato a queste iniziative – spiega – potrebbe addirittura superare nell’arco di soli 10 anni le previsioni del Pan, il Piano di Azione italiano per le fonti rinnovabili, che pure individua un aumento della capacità di circa 170 Mw, dal 2010 al 2020, e della produzione annua di circa 1100 GWh, quali obiettivi per lo sviluppo dell’uso della risorsa geotermica nel settore elettrico”. Secondo Graziano, a differenza di quelle fonti rinnovabili per le quali abbiamo necessità di reperire all’estero le relative tecnologie, l’investimento nel settore della geotermia potrebbe attrarre investimenti sia interni che esteri, con ricadute sull’economia nazionale. Graziano ricorda che “la Comunità europea ha individuato 14 materie prime strategiche, molte delle quali hanno un utilizzo diretto nell’innovazione tecnologica e nell’industria hi-tech”. Tra queste c’è l’antimonio, di cui è ricca la Toscana “anche se in Italia ne importiamo il 90%, soprattutto dalla Cina, che ne ha attualmente il monopolio”. Eppure l’Italia, con i suoi giacimenti, potrebbe attestarsi ai primi posti della produzione mondiale. “Per uscire dalla crisi, come non pensare di sfruttare quelle materie prime che ci stanno sotto i piedi? Eppure in Italia il fatturato per i soli comparti dei materiali lapidei e della sabbia – continua Graziano – ha sfiorato nel 2010 i 4 miliardi di euro, circa l’1% del Pil”. La Francia, attraverso il proprio Servizio Geologico, sta rimettendo in piedi un analogo servizio in Marocco, dove esso era stato smantellato, per sfruttare le enormi risorse di fosfati presenti in terra africana. “Se ne avvantaggerà il Marocco, ma è naturale pensare ai grossi benefici economici che ne trarrà anche la Francia”. Infine, secondo il presidente dei geologi, sarebbero 530 gli edifici ospedalieri in aree potenzialmente ad elevato rischio idrogeologico e 2.200 in aree potenzialmente ad elevato rischio sismico, mentre 27.920 sono gli edifici scolastici in aree potenzialmente ad elevato rischio sismico e 6.122 in aree potenzialmente ad elevato rischio idrogeologico. Le emergenze costano all’Italia “almeno 1,4 miliardi di euro ogni anno – conclude – puntare invece su ricerca e prevenzione creerebbe un Paese moderno, sicuro, sul quale poter investire. Tutto questo consentirebbe di contenere le spese e di creare opportunità di lavoro”.
Geologi pronti a contribuire al piano nazionale della green economy