Roma, 28.06.2013. “Nella sola prima parte del 2012 nelle rinnovabili abbiamo avuto migliaia di nuovi occupati. Nel prossimo decennio nel settore geotermoelettrico potrebbero essere attivati investimenti per circa 1 miliardo di euro. Mentre l’Europa mette la ricerca mineraria al primo posto e la geotermia al secondo posto delle strategie di sviluppo, l’Italia continua a discutere di come uscire dalla crisi”. Lo ha affermato Gian Vito Graziano , presidente del Consiglio nazionale dei geologi.
“Chiediamo al Governo – ha proseguito Graziano – di inserire la geotermia a bassa entalpia nell’ecobonus con la detraibilità del 65%. Investire sulla geotermia significa peraltro puntare su produzioni di beni e di servizi a elevata qualità ecologica, promuovendo un’idea di benessere non più legata alla crescita del consumismo, ma allo sviluppo di consumi più equi e consapevoli”.
Il rilancio economico della geotermia e delle risorse minerarie . potrebbe rappresentare la “terza rivoluzione industriale – ha continuato Graziano – perché la comunità europea sta puntando sullo sfruttamento delle risorse minerarie. Oggi da settori come quello dei materiali lapidei e della sabbia incassiamo 4 miliardi di euro ma, mentre il contributo percentuale delle materie prime al Pil nazionale diminuisce progressivamente, discutiamo di come uscire dalla crisi. Va dunque rivista la legge quadro nazionale, in materia di risorse minerarie che è del 1927”.
Ma c’è da valutare un’altra grande occasione, secondo i geologi, ed è quella rappresentata dallo stoccaggio del biossido di carbonio (CO2), ottenuto dalla cattura nei camini di emissione delle centrali elettriche a combustibili fossili e in altri grandi impianti industriali, nelle formazioni geologiche profonde o nei giacimenti esauriti di idrocarburi. “Queste tecnologie di sequestro e stoccaggio di CO 2– ha affermato Graziano -, conosciute come Css (Carbon capture and storage), sono anch’esse definite strategiche nell’ambito della politica energetica europea, in quanto necessarie a contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, permettendo, secondo stime preliminari, la riduzione del 20% delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020”.
Altro aspetto su cui puntare, secondo il presidente del Cng, è costituito dai siti industriali dismessi e contaminati. “Il contributo della geologia si estende a tanti campi: si pensi ai tantissimi siti contaminati, la cui chiusura ha conseguenze sociali altissimi, oltre che costi anch’essi elevatissimi per l’economia nazionale e locale, che invece potrebbero essere utilizzati per produrre tecnologie. Il soccorso della scienza permette di reindustrializzare i siti dismessi, intervenendo significativamente sul territorio, valorizzando le competenze professionali, mantenendo l’occupazione e ottenendo positivi effetti sociali”.
“Serve senza dubbio una politica di innovazione tecnologica – conclude Graziano – capace di indirizzare l’attività mineraria sulle materie prime, ma anche sulle materie prime seconde, evitando di mandare a discarica una enorme quantità di materie prime”.
Fonte: www.geologi.info