TOKYO 22 luglio 2013 – La Tepco ha ammesso, per la prima volta, che le acque radioattive accumulate sotto la disastrata centrale nucleare di Fukushima sono finite nell’oceano Pacifico. L’annuncio è maturato all’indomani della vittoria elettorale dei Liberaldemocratici del premier Shinzo Abe che, insieme agli alleati del New Komeito, hanno centrato la maggioranza assoluta alla Camera Alta, saltando l’ostacolo del parlamento ‘diviso’ e gettando le solide basi per la futura azione del governo.
La tempistica ha destato legittimi sospetti: il premier, con buona parte del suo partito e della grande lobby industriale, è tra i più convinti sostenitori del riavvio dei reattori nucleari di cui sono attualmente in funzione solo due sui 50 totali.
All’inizio di luglio, dopo l’impennata della contaminazione della falda, la Nuclear Regulation Authority (Nra), l’agenzia nipponica sulla sicurezza nucleare, aveva senza mezzi termini ipotizzato che il riversamento in mare potesse essere stato continuo dal sisma/tsunami dell’11 marzo 2011, all’origine della peggiore crisi atomica dopo Cernobyl. L’utility, che gestisce l’impianto, non era nelle “condizioni” di poter confermare.
“Vorremmo presentare le nostre più sentite scuse per aver causato gravi preoccupazioni a molte persone, soprattutto a quelle di Fukushima”, ha affermato Masayuki Ono, top manager della Tepco, in una conferenza stampa, ripetendo una scena più volte vista in passato. In base ai campioni prelevati, l’impatto della perdita è considerata “arginata” dalle recinzioni messe intorno ai reattori, mentre le iniezioni di silicato di sodio nella parte della diga eretta a protezione del mare aperto, avrebbero frenato la dispersione.
A inizio mese, la contaminazione nella falda aveva mostrato valori in netto rialzo, fino a moltiplicare per 110 le quantità di cesio 134 nei campioni raccolti tra oceano e reattori.
In serata, il portavoce del governo Yoshihide Suga ha detto che i piani non cambiano: saranno riattivate le unità che la Nra “riterrà sicure: l’energia a basso costo è necessaria per la Abenomics”, la ricetta del premier per rilanciare l’economia.
Per Abe, comunque, non è una grana di poco conto: i sondaggi indicano come la maggioranza della popolazione sia contraria all’atomo per uso civile, a maggior ragione dopo che quasi 2.000 lavoratori di Fukushima sono considerati a maggior rischio verso il tumore tiroideo. Taro Yamamoto, attore anti-nuclearista popolarissimo e neo senatore indipendente, ha promesso battaglia.
Il premier, nella conferenza stampa post elezioni, ha detto di volersi concentrare sull’economia tentando di fugare i timori di quanti pensano possa porre ora l’attenzione sulla parte del suo programma più nazionalista, come le modifiche da apportare alla Costituzione pacifista. Con possibili riflessi nei rapporti già tesi con Cina e Corea del Sud che oggi, sia pure con toni sfumati, non hanno mancato di esprimere pesanti dubbi.
Il rapporto tra Giappone e Cina è “uno dei più importanti”: per questo, ha rilevato Abe, da parte di Tokyo c’è apertura al dialogo ministeriale e ai massimi livelli tra leader purché entrambe le parti “facciano sforzi”. La prima prova è il 15 agosto, giorno della ‘sconfitta’ della Seconda guerra mondiale: se andrà al santuario nazionalista Yasukuni, il premier irriterà Pechino e Seul, con pesanti effetti a tutto campo.
(di Antonio Fatiguso)
Fonte: ANSA.IT