BRUXELLES, 30.09.2013 – Tunnel di drenaggio per l’acqua che arriva dallo scioglimento dei ghiacciai, scatole “magiche” dove far crescere alberi in zone aride, “giardini della pioggia”: sono queste alcune delle eco-soluzioni già messe in pratica in Europa per fare fronte all’impatto dei cambiamenti climatici che secondo il quinto rapporto Onu sul clima presentato ieri a Stoccolma sono ormai una certezza e, per il 95%, colpa dell’uomo. A scattare una fotografia di casi concreti, realizzati soprattutto con partnership fra pubblico e privato, è il “Libro di ispirazione sull’adattamento” del progetto europeo Circle2.
“Ondate di calore, inondazioni e siccità hanno provocato danni crescenti in Europa negli ultimi anni” spiega l’ex direttore esecutivo dell’agenzia europea dell’ambiente, Jacqueline McGlade, secondo cui in assenza di misure di adattamento “la prospettiva è che questi danni continuino ad aumentare”. L’Italia potrebbe copiare alcuni progetti pionieri dei vicini per affrontare l’aumento delle temperature, ma anche quelli anti-alluvioni del nord Europa.
E’ stato battezzato “deserti verdi” il progetto che ha deciso di piantare 55mila alberelli in cinque zone aride del Nord (Barcellona, Saragozza, Léon, Valladolid e Zamora) della Spagna senza irrigazione, ma utilizzando delle “Waterboxx”, cioè delle scatole che catturano l’acqua piovana e quella di condensazione senza farla evaporare, per poi distribuirla gradualmente alle piante. A Montpellier (Sud della Francia) invece hanno testato un sistema “agro-voltaico”: i pannelli fotovoltaici non solo producono energia, ma fanno produrre di più i terreni agricoli sottostanti (100 ettari rendono quanto 160 senza copertura).
Un mix di piante e di scelte architettoniche per dare luce naturale agli interni, sono l’idea vincente per abbassare di due gradi la temperatura durante l’estate in un complesso di edifici nato a Eferding (Austria). Mentre a Stoccarda è un’intera città a puntare sulle cinture di aree verdi per combattere lo smog e il fenomeno dell’isola di calore (+0,9 gradi rispetto alle zone extra-urbane). Come? Creando dei corridoi di ventilazione, cioè lasciando delle aree di connessione con l’esterno della città non costruite, per far circolare l’aria fresca.
Per chi è nel mirino di alluvioni e innalzamento del livello del mare, creare una nuova area umida e un lago, dove confluisce l’acqua in caso di necessità, è una soluzione. E’ quella che ha scelto Aarhus, in Danimarca, dove ad agosto del 2012 c’è stata una bufera ‘storica’ che ha danneggiato 50 case. Ma sarebbero state centinaia se non fosse stata creato il lago Ega Engsoe, nella valle del fiume Ega, vicino alla città. In Svizzera a Grindelwald una galleria in gran parte sotterranea può condurre ad un fiume enormi masse d’acqua in arrivo dal lago del ghiacciaio, quando fonde troppo rapidamente d’estate. Anche micro-progetti, come i “giardini della pioggia” della città norvegese di Trondheim, sono efficaci mezzi anti-alluvione. Sembrano comuni giardini che attirano uccelli e farfalle, ma non lo sono: impiegano strati diversi di terreno e drenano l’acqua altrove, in caso di forti piogge.
di Chiara Spegni.
Fonte: ANSA