Catania, 10.11.2014 – Superata da qualche giorno l’emergenza “ciclone” in Sicilia Orientale, credo sia opportuno fare alcune valutazioni in merito alla gestione di queste ultime giornate di delirio mediatico su un’imminente catastrofe naturale pronta a spazzare via la Trinacria.
Sulle polemiche riguardanti l’eccessiva prudenza dei sindaci posso solo aggiungere che nell’esercizio del loro potere di autorità locali di protezione civile hanno svolto diligentemente un atto dovuto a seguito dell’allerta meteo con “criticità rossa” emanata dalla Protezione Civile. Ma ciò che, a mio avviso, non ha funzionato è riconducibile alla quasi assenza di consapevolezza dei cittadini dei rischi “comunicati” in alcuni casi anche con l’utilizzo del megafono. Infatti, numerosi cittadini non hanno associato ala criticità rossa le norme comportamentali da seguire anche perché detti comportamenti, non possono essere impartiti a poche ore da un’ipotetica catastrofe bensì devono necessariamente essere somministrati durante le attività d’informazione e formazione che la legge di protezione civile ha pensato per i tutti cittadini. La consapevolezza dell’individuo cresce con la conoscenza di un fenomeno naturale e con l’esercizio di un comportamento da adottare per quel determinato fenomeno che deve essere codificato dal sistema di protezione civile attraverso un piano di emergenza (legge 100/2012). Piani che, non mi stancherò mai di scriverlo, sono ancora troppo spesso incompleti, insufficienti e soprattutto poco o niente comunicati all’utente finale che sono appunto i cittadini.
Altra questione è la comunicazione delle allerte e dei rischi associati ai fenomeni naturali. Sono sempre più convinto che l’Ordine dei Giornalisti debba farsi carico della formazione di quanti vogliano raccontare temi che spesso poco conoscono, prendendo talvolta solo l’aspetto clamoroso della “notizia” tralasciando magari qualche informazione che potrebbe portare dei benefici ai lettori, svolgendo altresì quel ruolo sociale che è riconosciuto alla categoria dei media. Una formazione che sono certo potrebbe nascere da una sinergia tra la categoria dei comunicatori e la comunità scientifica che è disponibilissima a trasferire le giuste competenze ai giornalisti che voglio raccontare le storie dei rischi naturali del nostro Paese.
Non ultimo ne meno importante è l’aspetto relativo alle notizie pubblicate sui social network che ormai sono condite da bufale ed inesattezze che purtroppo fanno il giro del web in pochi minuti, scatenando timori e fobie spesso non giustificate.
Insomma c’è ancora veramente tanto da fare, ma bisogna iniziare non aspettando l’imminenza di un fenomeno naturale che ci rende tutti meno lucidi e spesso innesca dei processi preventivi che il cittadino non riesce a comprendere e digerire.
Conoscenza e consapevolezza sono alla base di una buona prevenzione, necessaria e non più prorogabile per formare una “comunità resiliente”, ovvero capace non solo di resistere ad un evento perturbante per la collettività ma soprattutto preparata alla gestione dei rischi geologici.
Carlo Cassaniti
Geologo e docente a contratto di Normativa Geologica, Università di Catania.