Per le compagnie assicurare i danni causati da piogge torrenziali è poco redditizio. La lobby invoca l’intervento dello Stato, che dovrebbe farsi carico di una parte dei costi e agire come riassicuratore di ultima istanza. 

La polizza servirebbe ma non c’è. Nel senso che non esiste o è talmente costosa da risultare inabbordabile. Si parla di coperture assicurative contro le catastrofi naturali, in particolare le sempre più frequenti e devastanti alluvioni. La posizione delle compagnie sull’argomento è molto chiara: Aldo Minucci, presidente della associazione del settore, Ania, di recente ha ribadito davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato la proposta di un “sistema misto” in cui lo Stato dovrebbe coprire una percentuale del danno subito e il resto sarebbe coperto da polizze private “di natura obbligatoria” sottoscritte dai proprietari. Insomma, la polizza dovrebbe diventare un obbligo, come l’Rc auto. Un nuovo onere da “ammorbidire” con incentivi fiscali, in particolare la possibilità di detrarre parte del premio dalle imposte. Ma i gruppi assicurativi, dal canto loro, non sono disposti a farsi carico in toto del rischio. E chiedono alle casse pubbliche di fare da “riassicuratore di ultima istanza”.

Nell’attesa che il governo decida come muoversi, assicurare questo tipo di danni viene considerato poco redditizio, per cui i gruppi che lo fanno prevedono tali e tante limitazioni, in termini di franchigie e limiti al risarcimento, da scoraggiare la sottoscrizione di polizze multirischio o polizze casa con garanzie aggiuntive per danni da fenomeni atmosferici. “Noi di norma non possiamo proprio assicurare le abitazioni private contro le alluvioni”, dice a ilfattoquotidiano.it un agente Allianz che vuole rimanere anonimo. “Al massimo possiamo derogare nel caso di piccoli capannoni e realtà industriali”. “La preferenza delle compagnie è quella di concedere garanzie per alluvioni provocate da esondazioni o da piogge torrenziali alle aziende”, conferma Stefano Brambati, segretario territoriale per la provincia di Cremona dello Sna (Sindacato nazionale agenti di assicurazione).

Sulla stessa linea Daniele Mosconi, agente diUnipolSai a Piacenza: “Le compagnie certi tipi di rischi non li coprono volentieri. Quello di alluvione lo affrontiamo se si parla di aziende, ma un discorso diverso va fatto per le case. Le persone, i privati cittadini che sentono l’esigenza di assicurarsi, sono quelli che hanno di solito un rischio maggiore. Se si assicurassero solo loro dovrebbero pagare premi elevatissimi”. Discorso che stride con il dato di fatto che la valutazione e gestione del rischio sono proprio il “mestiere” dell’assicuratore. Ma tant’è. “Al momento, nessuna compagnia sta assicurando il rischio alluvione a Genova. Oggi gli unici cittadini “coperti” sono coloro che hanno sfruttato la finestra che si è aperta tra il 1994 e il 2000: solo loro, in pratica, dispongono di garanzie, e spesso hanno anche diritto a una copertura elevata, fino al 70%”. Dopo la grande alluvione del 2000, tutto è cambiato. Alla maggior parte delle persone che subiscono perdite economiche non resta che battere cassa dallo Stato, che nell’ultimo decennio ha sborsato in media 3,3 miliardi di euro l’anno per mettere una pezza ai danni causati da catastrofi.

Per assurdo, capita addirittura che sia più facile assicurarsi per gli eventuali danni causati dal terremoto che per quelli provocati dalle piogge. “Perché si tratta di un evento raro, se non vivi in una zona sismica”, osserva Brambati. “Invece l’alluvione, vuoi per la cementificazione, vuoi per l’impossibilità di dragare i corsi d’acqua, vuoi per i mutamenti climatici, è un accadimento quasi certo, se si considerano i calcoli cosiddetti attuariali che ne prevedono l’incidenza. E’ però difficile tariffarla: storicamente è sempre stata esclusa dagli eventi catastrofici, ora però la loro frequenza è cambiata”. Sembrerebbe un paradosso: oggi che l’evento ha maggiori probabilità di verificarsi il relativo rischio non si può coprire.

Le polizze Unipolsai Casa e Difesa Più Casa di UnipolSai, per esempio, coprono le perdite dovute a sismi ma escludono in ogni caso le alluvioni. Al contrario per i danni da uragani, tempeste, grandine e simili si può richiedere una garanzia supplementare, però con limiti all’indennizzo (non più del 75% delle somme assicurate). Mentre la polizza Generali Sei a casa del gruppo Generali esclude in ogni caso terremoti e inondazioni. Anche le compagnie online, da Linear (UnipolSai) a Genialloyd (Allianz) all’inglese Direct Line, valutano le alluvioni eventi troppo rischiosi per includerli tra quelli coperti dalle polizze casa. Posta Protezione Casa, polizza offerta da Poste Italiane, tutela invece anche da terremoti e alluvioni ma con una franchigia di 2.600 euro e un tetto di risarcimento pari al 50% della somma per il fabbricato assicurato. Genertel, che fa capo al Leone di Trieste, offre invece polizze ad hoc. I costi? Per un’abitazione di 100 metri quadri vanno da 438 a 594 euro in provincia di Venezia, da 366 a 522 aPadova, da 417 a 537 a Treviso. La variabilità dipende dalla distanza dai corsi d’acqua ma anche dal loro stato di manutenzione e dalle condizioni degli argini. Se l’immobile si trova in zona golenale, poi, la stragrande delle compagnie non lo assicurano, a meno che il cliente non escogiti accorgimenti ad hoc. Per esempio, se si tratta di un’azienda agricola, soppalcare la stalla, in modo da tutelare almeno i capi di bestiame.

L’esecutivo, comunque, non è sordo agli appelli della lobby delle assicurazioni sulla polizza obbligatoria. Il governo Monti nel 2012 ha provato a introdurla, inserendo una norma nel decreto legge che riformava la Protezione civile. L’articolo fu poi stralciato dal Parlamento e tutto finì nel dimenticatoio. L’idea però è tornata di attualità dopo le esondazioni che tra ottobre e novembre hanno messo in ginocchio Liguria, Toscana, Piemonte e Lombardia. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, incontrando i sindaci della provincia di Alessandria i cui Comuni sono stati devastati dall’alluvione, ha detto chiaramente che il governo “sta valutando l’ipotesi”. E sul dossier lavora anche il ministero delle Infrastrutture: il viceministro Riccardo Nencini ha annunciato che è allo studio “un accordo tra Palazzo Chigi e un gruppo di assicurazioni” per consentire a “proprietari di case o titolari di negozi che abbiano una polizza assicurativa legata a danni di natura ambientale si scaricare il costo o una parte del costo dalla dichiarazione dei redditi”.

di Simone Bacchetta e Chiara Brusini

Fonte: ilfattoquotidiano.it

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