16.10.2015 La tragica situazione provocata dall’ondata di maltempo nel beneventano “è la fotografia del nostro Paese” che è “a rischio perchè, per decenni, abbiamo trascurato il territorio e non abbiamo fatto interventi di prevenzione. Il risultato è un Paese che ha ricevuto poca manutenzione”. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti torna a parlare di dissesto idrogeologico e sottolinea che “oggi bisogna iniziare dalle emergenze e dalla prevenzione e dalla cultura del rispetto del territorio”, tre temi “che abbiamo sul tavolo”.
L’abbattimento delle case abusive è una “priorità”, assicura annunciando che ci sarà presto “un fondo ad hoc, all’interno del collegato ambientale che spero di approvare entro fine anno, da 11 milioni per i Comuni; che se servirà verrà ulteriormente rifornito con soldi del ministero”. Al ministero dell’Ambiente si sta studiando un provvedimento “per le piccole frane dei comuni”, ha detto poi Galletti, rilevando che nella legge di Stabilità “c’è la possibilità di utilizzare gli avanzi di amministrazione degli enti locali anche per interventi contro frane, pulizia dei fiumi e dissesto idrogeologico”. “Mai più condoni edilizi in questo Stato” ma tutti gli sforzi per la prevenzione non basteranno mai a mettere il Paese al sicuro se non c’è una cultura diffusa di rispetto del territorio. Contro il dissesto, ricorda il ministro, “abbiamo finanziato prima le opere che sono in stato avanzato di progettazione, oltre quelle a maggior rischio” per 1,3 miliardi, di cui 650 milioni sono già finanziati, e “firmerò probabilmente la prossima settimana gli accordi di programma con le Regioni e potremo cominciare ad aprire i cantieri. Mancano 650 milioni che pensiamo di finanziare con l’inizio dell’anno nuovo”.
Il governo ha puntato sulla semplificazione per spendere risorse che erano ferme da 15 anni; il piano contro il dissesto dura sette anni e può assorbire fino a sette miliardi. Per fare queste opere, aggiunge, “ci vogliono anni”, e “i risultati non è che li vedremo adesso, e forse neanche nel prossimo autunno. Ma la sfida è anche politica, perché la politica rifugge dagli interventi che non si vedono subito. Spero di lasciare un buon risultato al mio successore”. La natura, spiega Galletti, “sta facendo la natura in maniera molto pesante, e ciò è dovuto anche all’azione dell’uomo” che “ha accelerato questi processi, se addirittura non ne è la causa”; gli scienziati “incominciano a collegare questi eventi ai cambiamenti climatici e all’azione dell’uomo”. Temi al centro della conferenza mondiale sul clima di Parigi a fine anno, appuntamento che secondo Galletti “è davvero l’ultima chiamata. Se non troviamo l’accordo qui” sulla riduzione dei gas a effetto serra “e non ci mettiamo a lavorare subito, cioè dal giorno dopo Parigi, probabilmente non avremo un’altra opportunità. Poi non è neanche detto che trovando l’accordo a Parigi si riesca a raggiungere il risultato”.
Fonte: ANSA.IT