Ad affermarlo è il geologo statunitense Shimon Wdowinski che ha studiato la crosta terrestre nella zona di Port au Prince
05.01.2011 – La deforestazione e l’erosione dei suoli, provocata dagli uragani, potrebbero aver contribuito a innescare il devastante terremoto che il 12 gennaio 2010 ha colpito Haiti. È quanto afferma lo studio effettuato dal team di geologi dell’università di Miami, guidati da Shimon Wdowinski, effettuato sulla crosta terrestre nella zona di Port au Prince dopo il sisma del 12 gennaio 2010.
I risultati della ricerca sono stati presentati la scorsa settimana a San Francisco al meeting dell’American geophysical union. Wdowinski e colleghi sono convinti che la ridistribuzione dei sedimenti dalle montagne alla pianura del delta del fiume Leogane, causata da due violente tempeste tropicali e da due grandi uragani che hanno colpito violentemente Haiti nel 2008, potrebbe essere stata sufficiente a innescare la scossa catastrofica. Il disboscamento quasi totale delle colline avrebbe aggravato l’erosione dalle tempeste.
Wdowinsky ha calcolato che la quantità di massa erosa dalle montagne sopra l’epicentro del terremoto del 2010 è stata sufficiente a causare tensioni della crosta terrestre in grado di provocare uno slittamento verticale orientato lungo una faglia fino ad allora sconosciuta. Questo tipo di movimento è piuttosto insolito nella regione, dato che la maggior parte delle scosse ad Haiti tendono ad essere del tipo “strike-slip”, con le placche tettoniche che scorrono orizzontalmente l’una sull’altra.
Il fatto che il terremoto del 2010 ad Haiti si sia verificato lungo una faglia in movimento verticale consente di sostenere l’idea che lo slittamento è stato attivato da una massa scesa dalle montagne sopra l’epicentro a causa dell’erosione, che si è combinata al peso extra dei sedimenti depositati sul delta del fiume Leogane nel settore settentrionale della faglia.
Wdowinski cita due esempi di fenomeni simili: quello di Taiwan, dove i terremoti hanno fatto seguito a forti tempeste, che hanno scaricato grandi quantità di pioggia nelle zone di montagna, e i terremoti sottomarini di magnitudo 4, 5 e 6 collegati al fenomeno climatico de El Niño e al conseguente spostamento di masse d’acqua.
A sostegno della loro teoria, i ricercatori dell’Università di Miami portano alcuni dati. L’area montuosa a sud-ovest di Haiti negli ultimi decenni è stata deforestata per il 98% della sua superficie e dal 1975 il tasso di erosione di queste montagne è stato 6 mm/anno, rispetto al normale tasso di erosione inferiore a 1 mm/anno nelle foreste montane tropicali. Un disastro ambientale che nel 2008 provocò la morte di 1.000 persone e la distruzione di 22.702 abitazioni, con il danneggiamento di altre 84.625.
Alluvioni e frane colpirono 800.000 persone, l’8% della popolazione di Haiti, e l’alluvione spazzò via il 70% dei raccolti. I danni furono stimati in oltre 1 miliardo di dollari, fino ad allora il più costoso disastro naturale della storia di Haiti: oltre il 5% del Pil del Paese, pari a 17 miliardi di dollari. Gli uragani del 2008 potrebbe quindi aver preparato il più grande disastro mai avvenuto ad Haiti: il terremoto del 2010.
di O.O.
Fonte: www.geologi.info