Consiglio Nazionale dei Geologi – Venerdi 4 febbraio 2011
Non più somma urgenza, ma mitigazione del rischio sismico grazie ad una mirata opera di prevenzione. Un’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, l’Opcm 3907 del 1 dicembre 2010, stanzia una somma per effettuare degli studi dettagliati chiamati di microzonazione sismica sul territorio nazionale, allo scopo di verificare quali zone possono essere più o meno suscettibili agli effetti di un terremoto.
I danni di un sisma dipendono da tanti fattori che sicuramente riguardano anche le strutture dei palazzi delle città, ma quello fondamentale rimane la geologia dei nostri centri abitati. La presenza di pianure o di montagne, la costituzione dei terreni sui quali poggiano le fondazioni degli edifici, terreni che possono essere rocciosi o meno (si pensi ad esempio alle sabbie o alle argille), la presenza o l’assenza nel sottosuolo di quelle strutture chiamate faglie, cioè delle spaccature profonde che si propagano in superficie dalle viscere della terra e che provocano i terremoti, sono tra le motivazioni naturali perché un terremoto possa, oltreché verificarsi, provocare maggiori o minori danni a persone e cose. Il recente Forum di Firenze organizzato dal Consiglio nazionale dei geologi ha messo in evidenza i punti di forza e di debolezza della nuova normativa tecnica sulle costruzioni (DM 14 gennaio 2008) entrata i vigore nell’estate del 2009, attraverso la quale si mette la lente d’ingrandimento all’interno del sottosuolo delle nuove costruzioni fino a 30 metri di profondità. Infatti, nell’ambito di questa profondità, si considera la valutazione della velocità delle onde sismiche più pericolose e che tranciano in due i pilastri in cemento armato, cioè le famigerate onde di taglio chiamate Vs. Oltre il 45% del territorio nazionale è a forte rischio sismico e secondo l’attuale classificazione sulla intensità con la quale si può verificare un terremoto nelle varie aree d’Italia, tutto il territorio nazionale è suddiviso in quattro zone in base alla risposta (in termini di accelerazione) del sottosuolo alle succitate onde generate dal sisma e cioè alta, media, bassa e minima. L’Italia si presenta con delle aree molto critiche al centro e al sud; soltanto nel mezzogiorno, vivono oltre 14 mln di persone in aree ad alta e media sismicità; tra la Campania e la Calabria, vivono oltre 1.400.000 abitanti esposti al rischio sismico, mentre in tutto lo stivale abbiamo quasi 3 mln di cittadini residenti in aree ad alta sismicità. Questi alcuni dei dati presentati dal Consiglio nazionale dei geologi sul rischio sismico al quale è soggetto il nostro Paese. Sulla base di questi numeri, è intervenuto il consigliere del Consiglio nazionale dei geologi Michele Orifici il quale ha focalizzato l’attenzione soprattutto sulle concrete risorse messe in campo dall’ultima ordinanza del Consiglio dei ministri: “La recente Opcm 3907 – ha detto Orifici- rappresenta, nell’ottica dell’auspicata politica di prevenzione dai rischi naturali, una concreta inversione di tendenza. Per la prima volta, infatti, potranno essere utilizzati dei fondi per la mitigazione del rischio sismico in prevenzione e non in emergenza. Tali fondi, seppur in prima battuta insufficienti, parliamo di appena 44 milioni di euro, saranno assegnati sulla base di una scala di priorità e potranno essere utilizzati per studi di microzonazione sismica, propedeutica ad una migliore pianificazione territoriale e per interventi strutturali su edifici pubblici e privati. È auspicabile –conclude il neo consigliere Nazionale- che questo nuovo indirizzo sulla prevenzione venga esteso a tutte le tipologie di rischio che incombono sul territorio nazionale”.
Fonte: CNG