31 agosto 2011. TRIESTE – Altro che fine del petrolio, con scenari apocalittici che vedono il prezzo dell’oro nero schizzare sempre piu’ in alto e guerre commerciali per accaparrarsi le ultime gocce. Le riserve ci sono e con i nuovi metodi studiati dai ricercatori di tutto il mondo sara’ anche piu’ facile trovarle e sfruttarle. Dell’argomento si discutera’ per due giorni a Trieste, nel corso di un workshop organizzato dall’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) in programma fino al 2 settembre, e secondo l’organizzatore la scienza del petrolio e’ destinata a rimanere attuale ancora per molto. ”Gia’ due o tre anni fa, prima della crisi, le riserve stimate erano di 130 anni – spiega Aldo Vesnaver, che passa sei mesi l’anno in Arabia Saudita a insegnare le tecniche di estrazione ai ricercatori arabi -, ora che i consumi sono calati, il petrolio potrebbe durare ancora piu’ a lungo. Il problema e’ che per ogni barile di petrolio estratto ce ne sono 20 che passano di mano sulla carta, e gli speculatori ovviamente hanno dei vantaggi nel far passare il messaggio che il petrolio stia per finire”.
Le stime si basano sulle riserve gia’ esistenti, spiega Vesnaver, ”il problema e’ che la maggior parte del petrolio e’ in mano a compagnie di Stato, in Venezuela come in Arabia Saudita. Per questo le multinazionali lo cercano ancora, perche’ quello che producono loro e’ molto meno, e quello si’ potrebbe finire presto”.
Il ricercatore presentera’ una tecnica sviluppata per ‘auscultare’ i movimenti dei giacimenti sotterranei grazie ai microterremoti: ”Il petrolio si produce con due pozzi – spiega l’esperto – uno da cui si estrae e uno in cui viene pompata acqua ad alta pressione. Questa provoca delle microfratture nella roccia, che possono essere rilevate con sismografi estremamente sensibili. Dallo studio di questi ‘scricchiolii’ si possono capire le caratteristiche del giacimento”. La stessa tecnica, spiega Vesnaver, puo’ essere usata nello stoccaggio della CO2, per riuscire a capire i limiti oltre il quale non si puo’ piu’ pompare il gas. Al workshop parteciperanno 40 ricercatori ricercatori provenienti da vari paesi, tra cui Stati Uniti, Brasile, Arabia Saudita, Russia, Francia, Pakistan e Slovacchia, e rappresentanti della National Iranian South Oil Company e della Saudi Aramco. Un altro tema caldo sara’ quello dei gas idrati, di cui Umberta Tinivella dell’Ogs e’ referente internazionale.
Questi gas, formati essenzialmente da metano congelato, stanno catturando l’attenzione delle comunita’ scientifiche di tutto il mondo, perche’ potrebbero costituire una nuova riserva di gas naturale quasi inesauribile.

Fonte: www.ansa.it

Il petrolio non finirà, almeno per 130 anni: Esperti riuniti a Trieste, “riserve ancora vaste, picco lontano”